Recensioni
Lo sguardo di questa Madonna del Guercino, raccolto tra mestizia e lucida preveggenza per il Dio incarnato e la dolcezza incantata della mamma, si abbassa umile e assorto, a cercare con la mano l’alluce del suo bambino.
E il corpo a restituirci il Dio come un fanciullo curato e nutrito con amore, è quella pinguedine che tornisce le gambine, le braccia, anche le piccole mani che apprendono già le gesta del Maestro.
Consapevole e sicuro, maturo come quello di un adulto, è invece lo sguardo spiazzante di questo piccolo Gesù, che non guarda sua madre, ma un domani eterno, nato con la sua nascita.
Anche Guercino è tornato a essere maestro, di una giovane artista che ha capito e fatto propria la sua più grande lezione: la pittura ad alti livelli è una pratica artigianale, complessa e dispotica nei confronti degli allievi. La pittura coincide con la sua qualità.
I disegni, gli schizzi che poi riverberavano rossi melograno, soffusi color pesca, i turchini genziana e i bianchi nivei, dovevano essere già in sé opera compiuta, completa, di strabordante talento espressivo.
E’ con la matita che Elisa Berardinelli rende giustizia e rievoca, non copia, il virtuosismo rappresentativo delle antiche narrazioni pittoriche.
Luci, ombre, volumi, pieni e vuoti, movimenti e drappeggi, l’introspezione psicologica di sguardi puntati e altri ritrosi, timidi e stremati oppure sorpresi, dovevano essere ottenuti senza l’ausilio del colore, avvalendosi invece di quello della più puntigliosa attenzione all’immagine stessa.
Un’immagine che andava mandata a memoria, come sottolinea la stessa artista, perché la fotografia non c’era.
Anche oggi però, in piena era tecnocratica, questa acribia, questa devozione al particolare, emerge nel sorprendente ritratto di Filippo, bambino di oggi. L’attaccatura dei capelli, gli occhini spalancati, la boccuccia dischiusa dei piccoli che sanno provare meraviglia scorgendo una coccinella su una foglia, o un lampo che brucia il cielo in un attimo elettrico, rendono vivido e quasi rubato in un attimo di vita autentica il disegno che lo raffigura.
Intrisi di colore prosciugato nel nitore delle forme, sono invece i ritratti di alcuni coetanei.
La testa chinata a cercare l’accordo sulla propaggine delle proprie braccia che è per un musicista il suo strumento, le palpebre a negare la vista per accendere l’udito, le dita che cercano note esatte sulle corde da pizzicare; e ancora, quel bianco marezzato di ombre celesti della camicia macchiata da un nero che promette di essere indelebile: quello della cinta che assicura la chitarra al corpo del suo interprete, fanno del ragazzo ritratto tutto il suo mondo, il suo stile, la sua passione che infiamma lo sfondo di un porpora che va diluendosi ascendendo verso la testa, verso la sublimazione e il raccoglimento.
Cristina Muccioli
Critico d’arte e docente di Etica della comunicazione presso l’Accademia di Brera.
Direttrice del Museo d’Arte Contemporanea di Marotta/Mondolfo: MAC
Elisa Berardinelli si dedica con passione allo studio dei grandi artisti e degli stili pittorici del nostro passato, recuperando in essi oltre alla perfezione della tecnicaun sentire e una sensibilità artistica profondamente radicati nella tradizione pittorica antica. Prediligendo il disegno a matita,il tratto diviene il maggiore elemento di risoluzione dei soggetti che, definiti dal chiaroscuro della grafite, affiorano nebbiosi sulla tela come emersi da un mitico mondo lontano. Nelle tele invece il segno diviene sicuro, la pennellata fluida e i colori caldi. La pittura di Elisa Berardinelli si incontra con una dimensione più intima, privata, in cui divengono protagonisti sentimenti di un autentico romanticismo, sorretti da una definizione pittorica lirica e poetica.
Vanessa Caprai